La filosofia di Shekinah

(Dal manuale del Narratore)

Il Narratore deve essere organizzato ma capace di improvvisare, logico ma dinamico, flessibile ma corretto. Deve intrattenere e divertire i giocatori, fornire delle sfide ai loro personaggi, curare lo sviluppo di quella parte dell’ambientazione che non viene coinvolta direttamente nello svolgimento della storia, lasciare che i personaggi la modifichino, essere pronto ad adattarla a seconda delle loro azioni e descriverne le logiche conseguenze. Deve interpretare le regole del gioco, determinare quando esse servono alla e quando invece la danneggiano, implementandole in maniera giusta ma interessante per tutti.
I rantoli emessi dai giocatori quando i personaggi incontrano qualche orrore alieno sono La moneta del regno del Narratore.
Ci sono dei Narratori che prendono tutto quello che trovano scritto nei manuali e lo buttano nel fuoco, altri invece si mantengono il più vicino possibile alle regole e all’ambientazione che proponiamo. La maggior parte delle persone si colloca tra questi due estremi, utilizzando solo il materiale che gli piace e creando regole personalizzate per meglio adattarsi ai gusti del gruppo.
Quando il gioco smette di essere divertente per voi, chiudete il libro e tornateci su più tardi.
Come disse Shakespeare: “la rappresentazione è tutto”, e in nessun campo questo è più vero che nel nostro ambiente, in cui la “rappresentazione” (se ci permettete di interpretare un po’ le parole del Bardo) è il solo scopo per cui ci si riunisce attorno a un tavolo per una serata di gioco di ruolo.
Inoltre regole e sistemi di gioco veri e propri non rendono necessariamente una storia migliore.
Una buona storia deve possedere antagonisti memorabili, ricompense per cui valga la pena lottare, scenari affascinanti, motivazioni credibili, svolte sorprendenti nell’intreccio, tradimenti, redenzione, eroismo, tragedia, trionfo, orrore e un generale senso di mistero soprannaturale. Se davvero vi aspettate che i giocatori diventino parte della storia, fate in modo che provino un desiderio di lasciarsi coinvolgere. Il modo migliore per suscitare tale desiderio è quello di stuzzicare la loro curiosità con un’ambientazione avvincente.
Quando equilibrare le cifre diventa più simile a un lavoro che a una stimolante fase preparatoria, quando cercare di indovinare i possibili sviluppi di una trama diventa un problema anziché un divertimento, allontanatevi dal tavolo per tutto il tempo che vi è necessario a riacquistare la coscienza della Regola Più Importante.
È il vostro gioco. Divertitevi.

Shekinah

Pubblicato da Shekinah

Dapprima giocatrice di Vampire, con cronache da tavolo, poi giocatrice di Giochi di ruolo live, ho iniziato nel frattempo a seguire un paio di Land by chat, una fantasy epico ed una storica. Master dal 2007 per svariate ambientazioni.

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10 commenti su “La filosofia di Shekinah”

  1. barbiomalefico 25 Luglio 2013 – 14:47

    Manca solo che il Narratore faccia i pom… le pulizie a casa degli altri giocatori e siamo a posto. Mi sembra un peso un po’ troppo smisurato sulle spalle di qualcuno che dovrebbe fare qualcosa per svagarsi come gli altri.

    1. Shekinah Vai al profilo 25 Luglio 2013 – 17:21

      Beh, in un gioco da tavolo che non sia preimpostato in ogni dettaglio (o quasi), il bello (e la tragedia) del gioco è l’imprevisto e un buon master lo si vede anche da come risponde all’imprevisto. E il bello del gioco nasce in parte proprio da questo. 🙂

      1. karoo 26 Luglio 2013 – 11:54

        Sono master proprio perché questo occupa il decuplo del tempo necessario per giocare. Le mie sedute sono la realizzazione di un lavoro precedente certosino ed appagante. Se uno non si diverte a farlo, può fare il giocatore, no ?

        1. karoo 26 Luglio 2013 – 11:55

          Rispondevo a barbiomalefico. Scusate l’errore 😛

          1. Shekinah Vai al profilo 26 Luglio 2013 – 16:37

            Si, avevo capito 🙂

  2. Denny.ilbello Vai al profilo 25 Luglio 2013 – 17:16

    Se fai la cose tanto per fare é meglio che non le fai affatto, divertirsi merita un certo grado di preparazione, nulla é gratuito, ma nulla é più appagante.
    Ho incontrato tanti master nella mia esperienza e quando masterizzavano bene lo facevano così poi bisogna dire che ogni tanto é difficile farlo per una sessione intera o una campagna, ma bisognerà pure mirare alla perfezione.

  3. barbiomalefico 26 Luglio 2013 – 12:53

    Considerando come un dato di fatto la moria dei Narratori dopo anni di onorato servizio, i giochi di ruolo dovrebbero cercare di risolvere questo problema. Il problema spesso e volentieri è l’obbligo di molto lavoro fuori dal tavolo per un buona riuscita. Questo implica tempo speso a farlo. Ho sempre trovato divertente farlo, ma quando il tempo ti manca diventa impossibile farlo. per questo motivo penso che una visione moderna del Narratore dovrebbe cercare il più possibile di ridurre il lavoro del suddetto non aumentarlo. Un esempio può essere permettere al Narratore di gestire la narrazione anche se non è così ferrato con tutte le regole e delegare ad un altro giocatore di fare da riferimento. Un esempio potrebbe essere (preso da D&D) un master che della regola sulla lotta non conosce altro che il fatto che c’è. Quando un giocatore vuole entrare in lotta con un nemico gestito dal master non è un grosso problema se a spiegare le regole che governano la lotta ai giocatori sia un giocatore diverso dal master.
    Da qui discendono tante cose per cui, se il narratore ha il compito di preparare i nemici prima, allora il regolamento deve garantire che sia facile per lui farlo (impiegarci 2 secondi, un copia e incolla e via oppure 3/4 scelte e fine).
    E così via.
    Infine non capisco perchè il Narratore per divertirsi si debba fare un mazzo tanto, mentre i giocatori possano solo sedersi e godersi la scena (magari lamentandosi pure). Il peso del gioco deve ricadere in egual misura su tutti!

    1. Shekinah Vai al profilo 26 Luglio 2013 – 16:37

      Leggi bene quello che c’è scritto, secondo me non hai inteso bene.
      Non si parla di fare obbligatoriamente tutto il lavoro in modo certosino sempre e comunque, si parla di preparare la storia, poi ci sono Narratori che prendono la cosa alla leggera, senza manco leggere il manuale delle regole, e ci sono Narratori che, se non conoscono ogni regola dettagliatamente non sanno da che parte girarsi. Questo è un discorso diverso perchè molto personale e sul quale, ovviamente, non discuto.
      Il succo del discorso è che tutti, attorno al tavolo dovrebbero divertirsi. Va da se che, come dice karoo, se uno non si diverte a fare il Narratore, può sempre giocare. 🙂

      1. Aralu 27 Luglio 2013 – 17:18

        Anche perché c’è un dato che molto spesso viene sottovalutato: non è mica semplice giocare i pg. Ovviamente dipende dal tipo di gdr ma è opinione comune che il narratore si fa il “mazzo” e i giocatori se la godono. Questo per la mia esperienza è una cavolata… ho conosciuto giocatori che si impegnavano più del master di turno che buttavano lì una storia senza ne capo ne coda e lanciavano i dadi tutto il pomeriggio.
        La differenza è che se il narratore fa un brutto gioco ha un certo peso, mentre se è un pg a giocare male la cosa passa in sordina.

        E scusate l’intrusione.

        1. Shekinah Vai al profilo 6 Agosto 2013 – 10:20

          Macchè scusa, concordo pienamente 🙂

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